Se Alejandro Jodorowsky e Jacob Moreno si fossero incontrati, e se entrambi avessero messo da parte l’Io creatore del Mago per osservare le reciproche creazioni… chissà che tipo di dialogo sarebbe nato da questo bizzarro incontro.
Il rischio, in questi casi, sarebbe sempre quello di trovare un Saruman con Gandalf o viceversa, ma noi confidiamo nei nostri Papi e nelle nostre Papesse, negli uomini e nelle donne che tengono in gestazione i mondi nuovi, il mondo-uovo e n-uovo, e vogliamo credere che ce la farebbero.
Si può fantasticare…
Possiamo chiederci che tipo di esperienza ne sarebbe emersa e quale sarebbe la forma. Nel mio lavoro con i gruppi, a volte credo sia davvero possibile farli incontrare, questi portatori di pietre filosofali. Moreno e Jung si sono per me intrecciati nel percorso formativo. Jodorowsky non è di certo un medico né uno psicoterapeuta ma possiamo ammettere il suo genio. La filosofia, la letteratura, la storia delle esperienze legate all’inconscio: tanti sono i fili che diventano trama per la moderna psicoterapia. La scoperta dell’inconscio. Storia della psichiatria dinamica, di Henri Ellenberger ci offre una narrazione articolata della faccenda (Bollati Boringhieri). Oggi il disegno si infittisce e si amplifica maggiormente, si stratifica in nuove voci che rimandano ai miti e ai riti che danzano la danza circolare dell’essere umano intorno al Sé, e sono voci chiave in questa contemporaneità, lumi che si accendono dall’inconscio collettivo.
1. “Jodorowsky è innanzitutto un surrealista, un grande estimatore della corrente di pensiero che fa capo agli studi sviluppati in Francia dallo scrittore André Breton. Ma è proprio dalla delusione maturata durante gli anni di frequentazione con il Movimento, troppo “imborghesito” e politicizzato, che è nato negli anni Sessanta il gruppo Panico – nome che evocava lo scatenamento bizzarro e inquietante del dio Pan e i rituali della furia creatrice a lui dedicati –, un collettivo di artisti che, attraverso performance teatrali scioccanti ispirate al teatro della crudeltà di Antonin Artaud, intendeva provocare una cultura ormai paralizzata nelle secche del proprio stesso sapere accademico, e al contempo stimolare uno sguardo sul mondo tendente all’esplosione onirica dei sensi esteriori ed interiori. Il teatro cessava di essere una distrazione per diventare uno strumento di autoconoscenza. Ben presto la creazione di opere scritte venne sostituita da quello che Jodorowsky definì effimero panico, evento che accadeva una sola volta in uno spazio mal definito – secondo il dettato di Artaud – la cui missione era fare in modo che l’interprete interrompesse l’identificazione con il personaggio che quotidianamente indossa la maschera della cultura, della società, della famiglia e risvegliasse, tramite l’euforia della recitazione libera, la propria natura autentica. Tale esplorazione dell’enigma intimo segnò, quasi senza volerlo, l’inizio di un teatro terapeutico che avrebbe condotto più tardi alla fondazione della psicomagia. Sperimentata per la prima volta durante le conferenze-happening (Cabaret Mistico) che si tenevano una volta alla settimana a Parigi, la psicomagia è una originale forma di terapia che si è andata perfezionando, a poco a poco, nel corso di molti anni, e che non solo trae ispirazione dalle innumerevoli esperienze maturate con i guaritori e gli sciamani del Centro-America, ma riprende anche gli atti apparentemente assurdi e provocatori dell’arte surrealista e dadaista. L’humus comune, infatti, è l’universo dei simboli e lo studio del loro significato archetipico, il quale a sua volta attinge dagli studi psicoanalitici freudiani e soprattutto junghiani. Tuttavia, mentre la psicologia e la psicoanalisi, in quanto discipline che adottano un approccio scientifico, analizzano il linguaggio dell’inconscio in forma razionale, la psicomagia intraprende il percorso inverso: il razionale apprende dal linguaggio dell’inconscio in modo tale da poter interpretare la vita come un sogno. E in modo tale da poter inscenare atti simbolici che, parlando direttamente all’inconscio, superino le censure e le resistenze della parte conscia e sciolgano i nodi dei nostri malesseri. Così, dopo un test proiettivo consistente nell’individuazione da parte del terapeuta dei bisogni del consultante e nella localizzazione della radice dei suoi problemi, viene fissato di comune accordo un programma di azione molto concreto.”
(Rivista Grado Zero)
2. Alla fine dell’800, compare in scena Moreno. Di famiglia ebrea, di origine romena, vive a Vienna. Studia psichiatria, è un medico vivace ed eclettico. Nei parchi della città si mette a fare Teatro della Spontaneità con le prostitute, donne alle prese con problemi quotidiani e conflitti con clienti e magnaccia. Con le governanti dei bimbi, con la gente, Moreno – psichiatra decisamente fuori dagli schemi – crea. Per strutturare un metodo ci mette conoscenza impegno sperimentazione… e molto Matto.
“Come sperimentato da Moreno nel Teatro dell’Improvvisazione, proprio il lavorare tramite l’improvvisazione favorisce, successivamente alla messa in scena, un recupero critico del vissuto agito scenicamente – in Psicodramma è spesso prassi trasformare un’emozione provata in un’azione corrispondente e significante, la consegna data è spesso: non dirmelo, fammelo vedere, bypassando così i meccanismi mentali di controllo razionale che agiscono sul nostro linguaggio quotidiano – proprio perché, così, chi compie l’azione può meglio rendersi conto di cosa ha effettivamente provato e fatto. Tale procedura psicodrammatica ci permette quindi di metterci a confronto con ciò che effettivamente proviamo, dandoci così la possibilità di una rielaborazione e presa di coscienza successiva. La rielaborazione viene favorita dalla possibilità ulteriore, intrinseca alla metodologia psicodrammatica, di veder interpretato il mio stesso ruolo in scena da un altro membro del gruppo e poter quindi osservare l’interazione dall’esterno, come spettatore di me stesso, riuscendo così a notare sfumature della mia e dell’altrui interazione che dall’interno, come sul piano reale, mi erano magari sfuggite.”
(Dottor Massimo Ventura, Psicodrammatista, Bologna – http://www.psicoterapiarca.it/)
Dopo di lui… si intrecciano fili di tutti i colori.
Il Sociodramma per esempio nasce con l’intento di aprire la comunicazione nei gruppi e riflettere attivare e produrre cambiamento. Sociodrammi sono attualmente condotti in zone di guerra, in luoghi caldi, su temi caldi – per esempio ci sono colleghi che operano a Gerusalemme e mettono insieme palestinesi e… opposti.
Riflessioni in itinere.
Valeria Bianchi Mian