THE TAROT TREE/1 | ELISABETTA CALABRESE

Nel giardino arcano, sotto l’albero dei Tarocchi, oggi ospito Elisabetta Calabrese. Ostetrica, scrittrice.

*

La Ruota

Son girati tra le vite gli acini di un grappolo tramandato

Come calici rosso sangue riversi sulla terra

Come battaglie ormai perdute che perpetuano in rivalse

Ma il rispetto vien girando

Tra famiglie nelle vie che il caos poi l’accoppia.

*

Lettera alla paura

Parto col tirare un 90.

La paura. Malandrina quale sei, mi fai tremare ad intermittenza. Ti scriverò per lanciarti una calunnia. Perché di notte non mi lasci riposare e talvolta mi fai tremare come birillo tra birilli in mezzo strike. Seppur ci provi non mi butti sulla terra, mi sorreggo traballando e digrignando con i denti. La precarietà del mio ballo è data dall’incertezza dell’oltranza. Ma mi appoggio a quel che so e te le conto e le racconto.

Ho provato a darti un nome. Della morte ma è troppo ovvio. Di perdere i capelli ma è fisiologico. Di fare un incidente ma ci sto attenta. Di essere obbligata ma lotto per il mio giovamento. Di cadere da grandi altezze ma preferisco non salire. Di apparire brutta a chi mi guarda ma mi agghindo col superfluo.

Allora provo a dirtele nel muso, se tremarella tu mi dai.

Paura per paura appare combinazione di terrore. E al terrore non si comanda. O si procede impalati come streghe inquisite in tempo permanente o come arbusti in giardini secolari. O anche come statue di sale a guardare il fuoco appiccato dal peccato. O si continua in stasi di freddo annichilimento per restare alla partenza.

Sei tutto questo, se un nome non ti affibbio. Ti ho visto troppe volte trasformarti in vivido sgomento o in uno stato emotivo complesso da gestire. Perciò ho imparato a chiamarti anche stronza per darti l’etichetta. E anche mamma mia per sentirti viscerale. Ti ho chiamato con il nome di un passante se proprio non sapevo come fare.

Poliedrica paura tu mi fai ma io ho imparato come devo comportarmi. Ti tratto a intermittenza come vengo bistrattata. Decido e ti chiamo con un nome per apparirmi familiare. A te si può scappare, se in faccia ti fai guardare. E io ti taccio con dispetto. A vedere se domani mi fai dormire senza un rimedio diversivo.

*

E per conoscere meglio la nostra ospite, vi invito a leggere l’emozionante intervista che Emma Fenu ha condotto con Elisabetta Calabrese:

Oggi ci racconterà la sua storia, in eterno divenire.

https://oubliettemagazine.com/2017/08/28/intervista-di-emma-fenu-a-elisabetta-calabrese-lostetrica-ha-affrontato-un-raro-tumore-allutero-e-si-sente-madre/

La Ruota e l’arcano XIII di Alexander Daniloff, 2010 – la mia copia 227/500, dono di un carissimo amico.

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