Ospitiamo oggi con lo stesso piacere ed entusiasmo che abbiamo dimostrato ieri per l’articolo di Clara Quartarone, il bellissimo pezzo scritto dal tarologo Maurizio Michel, filo rosso del Tarotdramma® che si è svolto in occasione delle Giornate contro la violenza di Torino (https://www.facebook.com/giornatecontrolaviolenzasulledonnetorino/)
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Venerdì 26 novembre, in occasione delle Giornate contro la violenza delle donne, si è svolto un Tarotdramma online su piattaforma digitale condotto dalla psicoterapeuta Valeria Bianchi Mian, nel quale è stata fatta una stesa di carte per capire qualcosa sul passato, sul presente e sul futuro della condizione femminile e, in particolare, di quali fantasmi del passato la donna si deve ancora liberare e quale peculiarità invece è chiamata a portare in dono nell’oggi per diventare finalmente voce ascoltata, compresa, attiva nella pari dignità.
La stesa è stata fatta scegliendo tra le lame degli arcani maggiori del Taròt di Marsiglia che rimandavano al femminile, più una carta che rappresentasse il maschile, e poi, al termine della serata, è stata chiesta una ulteriore carta finale capace di darci una direzione, un consiglio, un buon augurio. Alcune persone estratte a sorte durante il Tarotdramma hanno impersonato i personaggi della stesa e caso ha voluto che io sia stato chiamato a calarmi nel ruolo di …. Papesso. Così mi sono messo in anima ed ho cercato, per come mi riesce, di far parlare il femminile che è in me.
La stesa, che vedete riprodotta nella foto, era la seguente:
Giustizia per il passato;
Papessa per il presente;
Ruota di Fortuna per il futuro;
Eremita come carta scelta per rappresentare il maschile;
Il Sole come carta finale, rappresentativa di un consiglio, di una condizione a cui tendere;
Quel che leggerete da qui in poi è un tentativo di restituzione del lavoro di gruppo su questa stesa. L’interpretazione che ne è sortita, grazie anche al prezioso, vasto e illuminante contributo di Clara Tarot (Clara Quartarone), è questa:
Giustizia, la carta che nella stesa rappresenta la condizione femminile del passato, ci ha parlato di un equilibrio che il femminile è stato costretto a tenere, di un certo contegno, di una adesione rigida ad un ruolo a cui la donna è stata obbligata ma che le stava stretto. Giustizia in effetti, quando non è fluida, rappresenta spesso il salvare le forme, le apparenze, l’utilizzare la propria energia per tenere in equilibrio situazioni familiari complesse, e qui davvero mi ritornano alla mente alcune delle nostre nonne delle campagne, le quali andavano dal parroco a confessarsi dicendo di averle prese dal marito, per sentirsi rispondere: “è la tua croce, la devi portare.” Ma Giustizia parla anche di un femminile giudicato, e come si fa allora a non pensare alle streghe bruciate sul rogo, che poi il più delle volte erano erbane, levatrici, guaritrici, donne che aiutavano il prossimo con rimedi naturali a cui il sistema patriarcale-ecclesiastico ha voluto togliere ogni dignità e potere, servendosi di strumenti di tortura e di morte. Tutto questo parla di assoggettamento alle regole dettate dallo strapotere maschile, ma di contro, anche di una ripresa, perché Giustizia rimanda ad una sorta di riscatto: se la guardiamo bene, notiamo che è una donna armata di spada, e qui io ci vedo il movimento femminista che ha cercato la parità scendendo in campo negli ambiti di vita sociale che fino ad allora erano considerati di pertinenza esclusivamente maschile, per iniziare un confronto volto a far valere le proprie ragioni. Ed ecco allora le donne poliziotto, le donne soldato, le donne manager, e così via, contendersi e conquistare la parità in un contesto sociale comunque formato e tenuto in piedi ancora dal sistema patriarcale. Quel movimento femminista è stato un passaggio di emancipazione a mio parere necessario, avente una dinamica simile a quella di una molla che, essendo stata per troppo tempo compressa, nel momento in cui viene rilasciata oscilla e ondeggia fortemente prima di trovare il punto di equilibrio che le è proprio.
E, a proposito di equilibrio (qualità che richiama ancora Giustizia), tutto questo nel tempo presente viene raccolto, studiato, vagliato da Papessa, che è un arcano femminile gravido di possibilità. Papessa rimanda a un femminile quieto, amante del silenzio e di una spiritualità che fa perno sulla custodia del cuore, ma proprio per questo è capace di visioni, sogni e desideri in grande. Vista la posizione in cui è sortita questa lama, Papessa simboleggia la presa di coscienza che il femminile fa su di sé, il rendersi conto di quanto si sia importanti, belle di significato, e di quanto sia grande nell’oggi il bisogno di un femminile autentico che con le peculiarità che le sono proprie possa riequilibrare lo sfacelo che la visione unilaterale del patriarcato ha portato in questo mondo. È il pianeta stesso, la Terra (Gaia, l’ecosistema) che necessita di un umano bilanciato dal femminile, di quel femminile che possa avere la cura e l’attenzione di Papessa.
Papessa legge e scrive sul libro della Vita, e da lì attinge le sue visioni. È molto ricettiva, accumula informazioni per creare intrecci immaginali di sogni, di desideri. Tutto questo materiale in fieri lei lo colloca nel suo uovo e lo cova, lo attende con cura di Grande Madre: lì, dentro quell’uovo, c’è il nuovo Mondo che Papessa affida alla Lama che viene dopo, ovvero Ruota di Fortuna.
Ruota di Fortuna, qui considerata arcano femminile (la Dea Fortuna/Tyche è donna) significa svolta, cambiamento, se non addirittura un rovesciamento di situazione vero e proprio. Il futuro (già visibile nell’oggi) ci parla di un ruolo diverso, agli antipodi di ciò che ha potuto esprimere finora la donna (costretta nei ruoli imposti dalla società patriarcale). Ruota di Fortuna mi parla anche di un allineamento tra i tre centri (i tre dan tien della tradizione taoista) spirito-cuore-mente, necessario per affrontare le sfide di un mondo nuovo che già è arrivato, ma che, con gli stantii paradigmi a cui ancora facciamo riferimento, non siamo stati pronti né a capire né tantomeno ad accogliere. Ruota di Fortuna rimanda anche alla ciclicità delle stagioni e della Luna, e, se c’è un essere vivente legato a tale aspetto del vivere nella nostra dimensione, questa è proprio la donna. Quindi, la stesa dice che il futuro del pianeta ha bisogno di un femminile pieno, attivo, sceso finalmente in campo a pieno titolo per riequilibrare energie e per ritrovare l’armonia perduta non solo nel nostro cuore, ma anche nei confronti del Paradiso (perché questo è la Terra) che ci ospita.
La carta maschile sortita, l’Eremita, illumina il passato con la sua lanterna, e come rappresentante di genere ci dice: “ma che cosa abbiamo combinato?”
Ed è quindi rappresentativo di un uomo in crisi di fronte alla trasformazione in atto nell’altra metà del cielo. Eremita descrive un maschile chiamato a trovare una nuova collocazione accanto alla donna. È un ricercatore dell’anima. Io amo chiamarlo maestro del dubbio perché sa mettersi in discussione, e questo è un bene poiché una sana autocritica è il primo passo concreto verso i nuovi equilibri di cui c’è bisogno; in questo senso, l’uomo è invitato a ridefinirsi in relazione ad un femminile in movimento ed in espansione.
La somma delle quattro lame dà la Forza: il riassunto e il consiglio dell’intera stesa, sia per gli uomini che per le donne, è di lasciare spazio alla parte più autentica di noi stessi, quella senza maschere, senza ruoli preordinati, che dice parole vere provenienti dal centro dell’essere. Forza è anche una donna allineata in sé stessa, determinata e decisa a rivendicare il suo posto nel mondo. È un n-uovo inizio, l’uovo di Papessa che si schiude, un inizio che ha parole di DONNA.

Al termine della serata il gruppo ha chiesto al mazzo dei Tarocchi un’ultima carta che indicasse una direzione, una tensione, che esprimesse qualcosa a cui siamo chiamati – al di là del genere – a vivere in umanità, ed è uscito il Sole: una carta bellissima che mi sento di commentare nella sua accezione più semplice, ovvero “costruzione nell’amore alla luce del Sole”: l’uomo e la donna che cooperano e si aiutano vicendevolmente, ognuno portando in dono le proprie peculiarità nella pari dignità vissuta sotto la luce del Sole, che tutto rende trasparente e quindi veritiero e autentico.
Maurizio Michel, classe 1968, è da anni appassionato di scrittura, simboli e Tarocchi, che utilizza sia in chiave tarologico-interpretativa per la propria crescita personale secondo gli insegnamenti di A. Jodorowsky e Antonio Bertoli, sia come fonte di ispirazione per lo storytelling, seguendo il metodo Tarotdramma® appreso nei corsi della psicoterapeuta Valeria Bianchi Mian.